Ma c’è ancora bisogno di parlare di parità?

Ma in cosa sarebbero ancora discriminate le donne?

Sto femminismo, ma cosa volete più di così?

Quando otto anni fa stavamo partendo per il nostro viaggio sulle tracce di Alfonsina Strada, avevamo deciso che quel viaggio sarebbe stato un’occasione per parlare di women empowerment che detto così in inglese non mi fa impazzire ma esprime bene e in sintesi quello che volevamo fare. Andare per l’Italia a portare col nostro viaggio e coi nostri corpi un messaggio, per quanto nel nostro piccolo: si può fare, si può essere coraggiose, si può viaggiare da sole, si può inseguire i propri desideri, si può sognare fuori dagli schemi, dalle abitudini, dal già stabilito, si può smarginare, colorare fuori dai bordi.

Alla piccola festicciola organizzata prima della partenza c’era un uomo, un amico, che ci obiettava il senso del viaggio, gentilmente senza aggressività, onestamente convinto che non ci fosse tutto sto bisogno. Uno che per la sua posizione sociale, culturale ecc. avrebbe dovuto essere un po’ più preparato. E invece la questione non riguardava solo lui e non solo gli uomini. Ci siamo rese conto, in quel momento, che non c’era e forse non c’è nemmeno oggi, una reale percezione di quanto e su quanti aspetti ci sia una importante discriminazione. E l’unico modo perché questi temi non diventino opinioni o percezioni personali è riportare i numeri.

Questa estate abbiamo deciso di andare a Oslo, con la nostra Gender equality ride, visitando alcuni dei musei che fanno parte dell’ IAWM, International Association of Women’s Museum, per parlare ancora dei temi che otto anni fa ci animavano. Cosa è cambiato? Quanto aspetti discriminatori si sono risolti? Andare verso Nord sarà un viaggio verso il futuro, verso paesi più avanzati sul piano dell’equita di genere?

Se leggiamo il report annuale delle Nazioni Unite, il Global gender gap report 2024, scopriamo che ci vorranno 300 anni prima di eliminare tutte le discriminazioni tra uomo e donna, 47 per una paritaria rappresentanza in parlamento, 140 anni per avere lo stesso numero di uomini e donne in posizioni di rilievo nelle aziende. I paesi con minor gender gap sono Islanda, Finlandia, Norvegia. L’Itala è all’ottantasettesimo posto su 146 stati del ranking. 

Per mantenere alta la fiducia, perché perdere la speranza è un attimo, abbiamo deciso che da ogni museo visitato ci saremmo spedite una cartolina.

Le abbiamo chiamate cartoline dal futuro.

Così ci arriverà a casa una cartolina datata 6 agosto 2071 ad esempio, che dirà: oggi finalmente ci sono lo stesso numero di uomini e donne in Parlamento.

Sono delle semplici cartoline ma viaggeranno per l’Europa e arriveranno a casa nostra a ricordarci che ogni piccola battaglia ha senso, che ogni sforzo, ogni slancio, ogni cuore lanciato oltre l’ostacolo, ogni frase scritta o letta o sussurrata all’orecchio di qualcuno o urlata in una piazza, non lascerà le cose come erano prima, ci sposterà un pezzo più in là, si prenderà un pezzo di futuro e lo renderà un posto migliore.

In bici perché per noi ogni battaglia è connessa con altre battaglie, perché non possiamo pensare che immaginare un mondo migliore significhi solo più giusto sul piano dell’uguaglianza di genere. Per noi un mondo più giusto è un mondo in cui non si mangiano gli animali, si impatta il meno possibile sull’ambiente, quindi si prova a non inquinare e a non alimentare un consumismo folle.

Un mondo in cui come la bici si fa piccola e silenziosa anche noi possiamo ridimensionarci in quanto specie.

In bici perché giorno dopo giorno ci alleniamo ad essere più forti, forti non infallibili, non indistruttibili, forti ma col cuore che si strugge per un albero imponente che si staglia contro il cielo, per un gatto rosso che vuole giocare, per i gabbiani che planano nel cielo bianco seguendo la scia del nostro traghetto che ci porta in Danimarca.